Era una giornata piovosa di metà anni ’90 quando, curiosando tra le bancarelle di un mercatino di dischi usati, mi imbattei in una cassetta logora che avrebbe cambiato radicalmente la mia vita. La copertina sbiadita nei colori riportava il nome “Mother Love Bone” e il titolo “Apple”. Incuriosito, decisi di acquistarla per pochi spiccioli, ignaro della storia tragica che si celava dietro quella band.
A casa, inserii con scetticismo la cassetta nel mangianastri, credendo di aver preso una fregatura e sperando che la qualità audio fosse almeno accettabile. Le prime note di “This Is Shangri-La” riempirono la mia camera, con la voce potente di Andrew Wood che mi catturò all’istante, nonostante il fastidioso fruscio di sottofondo. Era come scoprire un tesoro dimenticato.
Immergendomi nelle canzoni, iniziai a ricercare informazioni sulla band e sul suo enigmatico frontman. Scoprii che Andrew era un’anima creativa e tormentata, un artista dal talento immenso che aveva lottato con la dipendenza da eroina per gran parte della sua vita. Nato nel 1966, aveva mostrato un’inclinazione per la musica fin da giovane, formando i Malfunkshun con il fratello Kevin e diventando una figura di spicco nella scena di Seattle.
Insoddisfatto del successo dei Malfunkshun, Andrew formò i Mother Love Bone con ex membri dei Green River, una nuova avventura che sembrava promettere grandi cose. Tuttavia, la sua lotta contro la dipendenza da eroina lo portò tragicamente alla morte per overdose il 16 marzo 1990, poco prima dell’uscita di “Apple”.
Riascoltando quell’album da quella cassetta logora (più avanti mi comprai il CD) provai una profonda tristezza per la perdita di un talento così straordinario. Le canzoni erano intrise di emozione e autenticità, un riflesso dell’anima tormentata di Andrew. Brani come “Stardog Champion” e “Crown of Thorns” mostravano la maestria dei Mother Love Bone e il loro potenziale mai pienamente realizzato.
Scoprire “Apple” in quel negozietto mi regalò più di una semplice esperienza musicale. Mi permise di connettermi con un artista che, sebbene mai incontrato, toccò profondamente la mia anima. Oggi, a quasi trent’anni dalla sua uscita, rimane un testamento duraturo del genio di Andrew Wood e della visione dei Mother Love Bone, un album che continua a emozionare e ispirare.
Quel giorno di pioggia, trovai una connessione profonda con un artista che, anche se scomparso, continua a vivere attraverso la sua musica. Riposa in pace, Andy. La tua luce brilla ancora, la tua arte emoziona, anche attraverso il ricordo del fruscio di una cassetta consumata. “Apple” rimarrà per sempre un tesoro, un regalo che hai lasciato al mondo prima di andartene troppo presto, un dono che ho avuto la fortuna di scoprire inaspettatamente.