Mentre attendevo con impazienza l’inizio del concerto degli Steel Panther, mi sono imbattuto in un momento non programmato di pregiato avanspettacolo che avrebbe fatto impallidire persino le più assurde trame di Spinal Tap.
Protagonisti di questa commedia esilarante ma anche inquietante erano due improbabili “star”: un ragazzino, forse appena maggiorenne, cotonato in malo modo, e un uomo sulla quarantina che sembrava uscito da un negozio di costumi di carnevale a tema “rocker anni ’80 improbabile”.
Il giovane aspirante rocker, con la sicurezza di chi ha appena scoperto tre accordi sulla chitarra, decantava le proprie gesta musicali come se fosse il secondo avvento di Freddie Mercury. “La mia voce? Supera di gran lunga quella di Axl Rose nei suoi tempi d’oro!”, proclamava con la aggressività e la spocchia di alcuni opinionisti televisivi. A sentirlo, la sua band di garage era pronta a rivoluzionare il panorama musicale mondiale.
Non da meno, il “vecchio volpone” del quarantenne, che probabilmente considerava “vissuto” sinonimo di “non mi lavo da una settimana”, ribatteva con altrettanta convinzione. “Noi siamo professionisti!”, tuonava, agitando le braccia come un direttore d’orchestra impazzito. “Giriamo l’Europa! Viviamo di musica! Abbiamo un seguito enorme!”. Peccato che la sua faccia fosse tanto famosa quanto quella di uno spacciatore di crack nell’hinterland di Nairobi.
La conversazione si è trasformata rapidamente in una gara a chi sparava la banfata più grossa suscitando ilarità e shock tra i tanti fan degli Steel Panther presenti, compreso il sottoscritto. Il ragazzino millantava una chiusura imminente di un accordo discografico da quasi mezzo milione di euro, mentre il quarantenne giurava di aver rifiutato offerte da major discografiche perché “voleva mantenere la sua integrità artistica”.
Tra vanterie di tour mondiali avvenuti sicuramente solo nelle loro testoline, collaborazioni con rockstar che probabilmente non sanno nemmeno della loro esistenza e aneddoti degni di un romanzo di fantascienza, i due hanno dato vita a un siparietto che avrebbe meritato un palcoscenico su TikTok.
Mentre li ascoltavo con un’espressione di finto interesse, non potevo fare a meno di pensare che se il talento musicale si misurasse in millanterie, questi due cacciapalle sarebbero già nella Rock and Roll Hall of Fame.
La serata ha confermato che, nonostante gli anni passino, i banfoni del rock continuano a regalarci perle di saggezza immaginaria e successi mai avvenuti.
Chissà, magari tra qualche anno li rivedremo… ma probabilmente sarà ancora fuori da un altro concerto, pronti a raccontare le loro prossime incredibili cazzate guardandosi intorno con aria di imbarazzante superiorità.