Il cielo di questa notte è intenso e pulito. Seduto sul prato umido di pioggia dopo un tornado furioso, premo play sotto la copertina di “The Eyes Of A Tiger”, l’album acustico di Steve Lee. Le prime note della chitarra si diffondono nell’aria, mescolandosi con il silenzio della notte e improvvisamente non sono più solo. La voce di Steve, calda e avvolgente, riempie subito lo spazio intorno. È come se fosse qui, seduto accanto a me sotto questo cielo infinito. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal flusso di emozioni che ogni brano porta con sé. C’è una dolce malinconia che permea questo lavoro, una sensazione di nostalgia che mi stringe il cuore. Eppure, non si tratta di una tristezza opprimente. È più come il calore di un ricordo prezioso, di quelli che ti fanno sorridere anche se ti bagnano gli occhi di lacrime. Mentre i brani si susseguono, sento crescere dentro di me un senso di forza e determinazione. La voce di Steve ha questa capacità incredibile di toccare le corde più profonde dell’anima, di risvegliare emozioni sopite. Mi ritrovo a stringere i pugni, come se mi stessi preparando a una battaglia, solo per poi rilassarmi completamente nel brano successivo, avvolto in un abbraccio sonoro.
L’intimità di queste versioni acustiche è disarmante. Senza gli strati di produzione elettrica, la voce di Steve brilla di luce propria. Ogni sfumatura, ogni vibrato, ogni sussurro è amplificato, creando una connessione quasi fisica con l’ascoltatore. Mi sembra quasi di poter toccare le corde della chitarra, di sentire il calore della sua presenza.
Ci sono momenti di pura gioia in questo album, istanti in cui non posso fare a meno di sorridere guardando le stelle e ci sono momenti di profonda riflessione, quando le parole di Steve sembrano parlare direttamente alla mia anima, ponendo domande che risuonano in forma potente.
L’ultima traccia arriva troppo presto. Mentre le note finali si dissolvono nel silenzio della notte, sento un vuoto dentro di me. Steve se n’è andato, e questo album è un doloroso promemoria di quanto ci manchi. Ci manca da morire, e non c’è stella nel cielo che possa colmare questo vuoto.
Eppure, guardando l’infinito sopra di me, sento che in qualche modo Steve è ancora qui. La sua musica, la sua voce, il suo spirito continuano a vivere in questi brani, in questa notte, in tutti noi che lo abbiamo amato.
“The Eyes Of A Tiger” è un viaggio emotivo, un abbraccio sonoro, un ponte tra cielo e terra. È Steve che ci parla ancora, che ci conforta, che ci spinge a essere forti come tigri anche quando il mondo sembra crollare.
Mentre una stella cadente attraversa il cielo, chiudo gli occhi ed esprimo un desiderio. Non che Steve torni, so che è impossibile. Ma che la sua musica continui a vivere, a toccare anime, a cambiare vite. Perché finché ci saranno notti stellate e cuori pronti ad ascoltare, Steve Lee non morirà mai davvero.
Riapro gli occhi, le lacrime che brillano come stelle. Grazie, Steve, per questo regalo. Ci manchi tremendamente, ma sei sempre qui, negli occhi della tigre che vive in ognuno di noi.