Mi ricordo ancora quando mi avvicinai ai XYZ nei primi anni ’90. Ero nel pieno della mia fase di esplorazione, sempre a caccia di nuove band da ascoltare, e mi imbattei nel brano “Face Down in the Gutter” incluso in una compilation in cassetta che mi era stata prestata. Fu uno di quei momenti particolari che ogni appassionato di musica conosce bene, sai, quando una canzone ti arriva nelle ossa e nell’anima. Il fatto che fossero sotto contratto con la Capitol Records mi fece pensare che fossero destinati a sfondare La qualità della produzione e l’abilità strumentale della band erano evidenti, il suono era potente, pulito, professionale, tutto quello che ci si aspettava da una produzione blasonata di una major. Ancora oggi, quando ho voglia di un po’ di sano hard rock diretto e senza compromessi, mi ritrovo ad ascoltare “Face Down in the Gutter”. Quel riff trascinante e il chorus che ti si pianta in testa, non hanno perso un grammo della loro energia. È interessante, e un po’ amaro, riflettere su come il talento, la determinazione e il duro lavoro non sempre vengano ripagati. Gli XYZ avevano tutto: musicisti tecnicamente preparati, attitudine, un cantante carismatico come Terry Ilous, il supporto granitico di una major, persino Don Dokken alla produzione del primo album del 1989. Eppure, come tante altre band valide dell’epoca, furono messe da parte da molti con l’arrivo dell’ondata grunge.
Oggi la situazione è ancora più complessa. Non si tratta esclusivamente di una questione di genere musicale che può andare più o meno di moda, le dinamiche dell’industria musicale sono diventate così contorte e poco comprensibili che tantissimi musicisti di talento, da ogni angolo del pianeta e di ogni genere musicale, restano nell’ombra nonostante meriterebbero ben altra visibilità. Gli XYZ rimangono per me l’esempio perfetto di come il talento, purtroppo, non sia sempre sufficiente in un’industria tanto imprevedibile e, a volte, incomprensibile come quella musicale.
Ascoltiamo insieme questo spettacolare singolo