Era ormai qualche anno che il Southern Rock, sia anni settanta che contemporaneo, accompagnava i miei ascolti. La forza dei Lynyrd Skynyrd e dei 38 Special uniti al sound orgoglioso e autentico di tanti altri artisti, avevano plasmato il mio gusto musicale. L’estate del 1994, però, rappresentò un’immersione ancora più profonda in quel percorso musicale, segnato da un evento che ricordo ancora oggi: l’uscita dell’album omonimo dei Pride & Glory. Quella nuova esperienza Southern sviluppata in chiave solida e moderna da Zakk Wylde e i suoi compagni, divenne un momento di particolare introspezione che rafforzò in me la passione per queste sonorità . Ricordo ancora quando cercai di reperire quel cd con la copertina raffigurante bovini in libertà ma non riuscii a trovarlo subito. La curiosità di ascoltare un progetto del genere mi portò a cercare ancora e ancora per poi portarlo finalmente a casa. Non ne rimasi affatto deluso ma ci vollero più ascolti per avere un’immagine chiara della ricerca di Zakk e del risultato nel suo complesso. L’album dei Pride & Glory diventò presto un ascolto presente. La potenza grezza di “Troubled Wine” e “Toe’n the Line”, la malinconia struggente di “Fadin’ Away” con il tocco inaspettato di pianoforte e archi, la versatilità dimostrata dall’uso del banjo in “Losin’ Your Mind” furono molto apprezzati. Si trattava un disco passionale, ricco di sfumature e di una forte identità . Unire Southern Rock al Metal fu un’idea singolare e interessante.
Ironia della sorte, il disco non ottenne il successo commerciale che avrebbe meritato. Il paradosso del merito si manifestò in tutta la sua crudezza: un’opera di valore, passione e qualità , capace di rendere omaggio a un genere musicale amato e rispettato, rimase relativamente nell’ombra ma negli anni riuscii a trovare diverse persone che, come me, lo apprezzarono. Ricordiamo che in quegli anni il grunge era la sensazione dominante e diverse uscite discografiche “vecchio stile” ne risentirono duramente in visibilità e promozione.
Quell’estate del ’94 e quell’album dei Pride & Glory rappresentano un buon momento, un ricordo legato a un genere che amo e ascolto tuttora. Un lavoro che, nonostante il suo destino commerciale non proprio fortunato, trova oggi ancora spazio tra i miei ascolti recenti.