Il mondo della musica è in lutto per la scomparsa di John Sykes, leggendario chitarrista la cui carriera ha attraversato quattro decenni lasciando un’impronta indelebile nella storia dell’hard & heavy. Sykes ci ha lasciato il 20 gennaio 2025 all’età di 65 anni, portando un vuoto incolmabile nel cuore di fan, colleghi musicisti e nell’intera industria musicale. Questo pensiero vuole essere un tributo alla sua straordinaria vita e ai suoi inestimabili contributi al mondo musicale. Nato il 29 luglio 1959 a Reading, Berkshire, in Inghilterra, John James Sykes mostrò fin da giovanissimo una spiccata passione per le sette note . All’età di 14 anni, ispirato dai riff blues di Eric Clapton, Sykes iniziò a suonare la chitarra, dando inizio a quello che sarebbe diventato un viaggio musicale leggendario. Il suo stile unico si formò amalgamando influenze diverse: oltre a Clapton, Sykes trasse ispirazione da icone della chitarra come Jimmy Page dei Led Zeppelin, Ritchie Blackmore dei Deep Purple e Gary Moore. Questa fusione di influenze si riflesse nel suo stile caratterizzato da velocità fulminea, melodie intricate e un fraseggio estremamente espressivo. La carriera professionale di Sykes iniziò nei primi anni ’80 con i Tygers of Pan Tang. Con i Tygers, contribuì agli album “Spellbound” (1981) e “Crazy Nights” (1982), dando evidenza già allora del suo notevole talento. Tuttavia, fu il suo ingresso nei Thin Lizzy di Phil Lynott nel 1983 a catapultarlo sulla scena internazionale. Il suo contributo all’interno dell’album “Thunder and Lightning” (1983) diede nuova vita al suono della band, spingendola verso sonorità più dure e guadagnandosi il plauso di critica e pubblico ma il punto di svolta nella carriera di Sykes arrivò con i Whitesnake di David Coverdale. Entrò nella band nel 1984, suonando nell’album “Slide It In” ma fu con il disco omonimo del 1987 che Sykes raggiunse l’apice del successo commerciale e la notorietà planetaria. Il lavoro, che vendette oltre 8 milioni di copie solo negli Stati Uniti, conteneva hit come “Still of the Night” e “Here I Go Again”, dove il virtuosismo chitarristico di Sykes brillava in tutto il suo splendore. Nonostante il successo, diverse tensioni creative con David Coverdale portarono a una separazione controversa, che tuttavia non offuscò il contributo fondamentale di Sykes al sound del Serpente Bianco. Dopo l’esperienza con i Whitesnake, Sykes formò i Blue Murder, dimostrando le sue capacità non solo come chitarrista ma anche come cantante e compositore. L’album di debutto omonimo del 1989 fu acclamato dalla critica, consolidando ulteriormente la reputazione di Sykes come uno dei migliori chitarristi del suo tempo. La carriera solista di Sykes, iniziata negli anni ’90, gli permise di esplorare nuove direzioni musicali. Album come “Out of My Tree” (1995), “Loveland” (1997) e “20th Century” (2000) mostrarono la sua continua evoluzione come musicista, fondendo il suo caratteristico stile heavy metal con elementi di blues e rock progressivo. Lo stile chitarristico di Sykes fu inconfondibile. La sua tecnica impeccabile, caratterizzata da un uso magistrale dell’alternate picking, armoniche pizzicate e un vibrato intenso, riuscì a creare un suono potente e al contempo melodico. La sua abilità nel fondere tecnica e sentimento lo rese un’ispirazione per innumerevoli chitarristi delle generazioni successive. Molti musicisti di spessore, tra cui John Norum degli Europe e Doug Aldrich dei Whitesnake, hanno citato Sykes come una delle loro principali influenze. Oltre alle sue capacità tecniche, Sykes fu noto per il suo approccio meticoloso alla composizione e alla produzione. Fu un perfezionista in studio, spesso passando ore a perfezionare un riff o un assolo. Questa dedizione trovò ampia conferma nella qualità delle sue registrazioni, che sono rimaste un assoluto punto di riferimento per la produzione rock. Nel corso della sua carriera, Sykes collaborò inoltre con numerosi artisti di spicco, tra cui il già citato Phil Lynott, Tony Martin e Marco Mendoza. Queste collaborazioni dimostrarono la sua versatilità e la capacità di adattare il suo stile a diversi contesti musicali. Nonostante il successo e la fama, Sykes fu anche noto per aver mantenuto un profilo basso giù dal palco. Fu rispettato non solo per il suo talento musicale, ma anche per la sua integrità artistica e la dedizione al suo mestiere. La scomparsa di John Sykes lascia un vuoto enorme. Il suo lascito va oltre le note che ha suonato; comprende l’ispirazione che ha fornito a generazioni di musicisti e l’impatto duraturo che ha avuto sull’evoluzione dell’hard rock e dell’heavy metal. Mentre il mondo della musica piange la perdita di questo straordinario talento, il suo lavoro continuerà a vivere attraverso i suoi album, i video delle sue performance e l’influenza duratura che ha avuto su innumerevoli musicisti. John Sykes sarà ricordato non solo come un virtuoso della chitarra, ma come un artista che ha contribuito a definire un’era del rock. Le nostre più sentite condoglianze vanno alla sua famiglia, agli amici e ai milioni di fan in tutto il mondo. La musica di John Sykes continuerà a risuonare, ispirando e emozionando le generazioni future, assicurando che il suo spirito e la sua arte vivano per sempre.