New York, metà anni ’70. In un garage sudicio e maleodorante, quattro ragazzi dai jeans strappati e giubbotti di pelle stavano per cambiare la storia della musica. I Ramones, con i loro brani dalla durata fulminea e i testi urlati, inventarono il punk rock e divennero degli dei. Dietro i power chord e i cori da stadio si nascondeva però un’altra storia: quella di vite segnate dalla dipendenza, dall’alcol e da un’eredità tanto gloriosa quanto dolorosa.
Dee Dee Ramone, il bassista dal cuore spezzato, iniziò a bussare alle porte dell’inferno a 12 anni. Figlio di un soldato americano di stanza in Germania, scambiava orologi rubati con fiale di morfina. Quella ricerca di fuga diventò un’ossessione: l’eroina lo accompagnò dai palchi del CBGB ai vicoli bui di New York, dove, come confessò nella sua autobiografia “Lobotomy”, arrivò a vendere il corpo per una dose. La sua morte per overdose nel 2002, a 50 anni, fu l’ultimo atto di una vita vissuta all’estremo. Gli altri membri della band non furono da meno. Joey, la voce che cantava di ragazze e ribellione, annegava le tensioni con Johnny in fiumi di alcol e cocaina mentre Marky, il batterista, perse il posto nella band nel 1983 dopo aver trasformato i tour in delirio di vodka e risse. Solo Johnny, chitarrista e convinto militarista, resisteva alle tentazioni, limitandosi a qualche tiro d’erba per placare i nervi d’acciaio che lo resero il vero leader del gruppo.
Le loro canzoni erano specchi distorti di quelle esistenze. “Chinese Rocks”, scritta da Dee Dee in un momento di astinenza, raccontava senza metafore la vita da eroinomane in un mondo complicato e brutale. “Now I Wanna Sniff Some Glue”, nata osservando dei ragazzini che sniffavano colla nel Queens, trasformava la disperazione in una gag punk. Quando Joey urlava “I Wanna Be Sedated”, non si riferiva solo a tour estenuanti: esprimeva un desiderio muto per arrivare ad un’anestesia emotiva tranquillizzante.
La leggenda della pistola di Phil Spector, altro aneddoto riportato frequentemente, sembra uscito da una delle loro migliori canzoni. Durante le registrazioni di “End of the Century”, il produttore geniale e paranoico avrebbe puntato un revolver alla tempia di Dee Dee per pretendere ed ottenere la take perfetta. Marky, spesso interpellato sulla vicenda, negò sempre l’episodio ma la storia, vera o inventata, diventò il simbolo di un’epoca in cui la musica si faceva col sangue e pochissima elettronica.
Quando i Ramones si separarono nel 1996, dopo 22 anni e 2.263 concerti, lasciarono una doppia eredità: rivoluzionarono il rock ma pagarono il prezzo più alto sul piatto. Dee Dee, Joey e Johnny ci lasciarono uno dopo l’altro tra il 2001 e il 2004, logorati da quello stile di vita che avevano cantato senza troppi romanticismi. Solo Marky, sopravvissuto alla dipendenza, poté salire sul palco del Rock and Roll Hall of Fame nel 2002, accettando un riconoscimento per l’importanza della band nella cultura musicale mondiale.
Oggi, ascoltare “Blitzkrieg Bop” è un’esperienza strana. Quelle note veloci che ispirarono generazioni di ragazzi a imbracciare una chitarra per soffocare il dolore raccontano anche un’altra verità: a volte, il potere dei giovani di cui urlavano nascondeva una fragilità antica. I Ramones non furono martiri né santi, ma uomini imperfetti che trasformarono il loro caos in qualcosa di diretto e coinvolgente. Forse, in un mondo ossessionato dalla perfezione, è proprio questo il messaggio principale. Siate quello che desiderate di essere, a tutti i costi.
Fonti per approfondire:
“Lobotomy” (autobiografia di Dee Dee).
“Commando: The Autobiography of Johnny Ramone”.
Documentario “End of the Century: The Story of the Ramones” (2003)