Il Rainbow Bar & Grill pulsava di vita intensa quella sera. Un mosaico di luci al neon e risate rauche si mescolavano al profumo di Jack Daniel’s e all’odore di sigarette. Slash era lì, un giovane appassionato di chitarra ancora lontano dalla fama ma con i capelli già selvaggi e un cuore che batteva forte al ritmo di rock’n’roll. Accanto a lui, su un divanetto di pelle consunta, c’era la sua ragazza, ignara del mondo che il giovane sognava di conquistare. Quella era una serata qualunque, o almeno così sembrava finché Slash non decise di alzarsi per andare in bagno.
Attraversò la sala con il cuore leggero, perso nei suoi pensieri affollati di accordi e riff senza sapere che il destino stava, da lì a poco, riservandogli qualcosa di importante. Quando tornò al tavolo, tutto il mondo si fermò. Lì, seduto al posto più esterno lo vide. Lemmy, Il re del rock duro, la furia del basso, l’uomo che con i Motörhead aveva scolpito un solco profondo nel mondo che amava. La sua voce roca riempiva l’aria mentre intratteneva una conversazione con la sua ragazza. Un sorriso vissuto era evidente sul viso segnato da anni di vita on the road.
Il giovane Slash si immobilizzò, come se paralizzato. Le gambe improvvisamente divennero pesanti come piombo mentre il suo cuore accelerò vorticosamente nel petto somigliando a un tamburo impazzito. Quel momento non fu solo di sorpresa, fu illuminazione e venerazione pura, un’onda di adrenalina mista a timore reverenziale. Lemmy, l’idolo che aveva ascoltato con passione fino a consumare cassette su cassette era lì, a pochi passi da lui e stava flirtando con la sua ragazza. Slash in quello scenario avrebbe potuto sentirsi geloso, arrabbiato, ma accadde l’esatto contrario. L’enormità e la solennità di quel momento e la presenza di quell’uomo per lui un mito, lo lasciò pietrificato.
Slash prese posto dall’altro lato del tavolo con le mani tremanti e gli occhi sbarrati. Non riuscì a parlare, non riuscì proprio a pensare. Lemmy continuava a chiacchierare, ignaro o forse indifferente alla tempesta emotiva che stava travolgendo ogni atomo del giovane rocker. La ragazza invece, lo guardava con un misto di confusione e irritazione. “Chi è questo tizio?” sembrava chiedere con gli occhi. “Perché non fai niente?” Slash era ancora paralizzato, intrappolato tra l’ammirazione e l’incapacità di agire. Ogni parola di Lemmy era come un’illuminazione, ogni gesto un frammento di leggenda che si materializzava davanti a lui.
Dentro di sé, Slash era un tumulto. Avrebbe voluto dire qualcosa? Forse presentarsi, stringergli la mano ma la sua voce fu soffocata da emozioni mai provate prima. Sembrava come se il tempo si fosse fermato, lasciandolo sospeso in una sorta di sogno surreale. La sua ragazza, sempre più a disagio, si agitava sul sedile ma per Slash fu come se fosse assente. Lemmy, con la sua aura ruvida e magnetica, riempiva tutto lo spazio circostante.
Poi, quasi per un’intuizione, Lemmy si voltò, incrociò lo sguardo di Slash e capì. Un lampo di comprensione attraversò i suoi occhi carichi di saggezza e con un cenno quasi impercettibile si alzò, lasciando il posto libero. “Ci vediamo, ragazzo,” mormorò, mentre si allontanava verso il bancone con passo sicuro.
Slash rimase in uno stato di trance con il respiro corto e il cuore che ancora galoppava freneticamente. La ragazza lo fissò, a quel punto esasperata. “Chi diavolo era quello?” chiese la voce irritata. Lui la guardò, finalmente tornando alla realtà mentre un sorriso lento gli si aprì sul viso. “Sai chi era?” disse con voce tremante di emozione. “Era Lemmy. Lemmy Kilmìster.”
In quel momento, mentre il Rainbow continuava a vibrare intorno a lui, Slash capì che non avrebbe mai dimenticato quei momenti, quella serata unica. Quel giorno aveva incrociato lo sguardo di una leggenda.
Questo racconto è ispirato a una storia vera tratta da un’intervista a Slash di Kerrang avvenuta nel 2018
Bellissimo!
Grazie, Francesca! Apprezzo molto il tuo commento. Seguo Slash da sempre con interesse e affetto. Buona domenica!