Ho appena rivisto, dopo alcuni anni, il filmato dell’intervista più scandalosa trasmessa dalla TV britannica, riflettendo sul fatto di quanto sia ancora più esilarante di quanto ricordassi. Questo episodio accadde di preciso quel 1° dicembre 1976. Tutto iniziò con un mal di denti. Sì, avete capito bene. Freddie Mercury quel giorno non riuscì a presentarsi al Today Show e la EMI, con quella che possiamo definire la mossa più geniale (o disastrosa, dipende dai punti di vista) della storia della musica, decise di mandare i Sex Pistols a sostituire i Queen. Fu come mandare un branco di piranha a una festa di pesciolini rossi. Il conduttore Bill Grundy, che evidentemente aveva già fatto qualche giro di whisky , si presentò in studio con quell’aria di superiorità tipica di chi si appresta a fare il più grande errore della sua carriera. Davanti a lui, oltre alla band, c’era anche Siouxsie Sioux. La tensione si tagliava con il coltello, ma Grundy decise che fosse una buona idea provare a fare lo sbruffone. Qui iniziò lo spettacolo. Il nostro eroe partì con un sarcastico “non sono i carini e innocenti Rolling Stones”, come se stesse presentando dei bambini monelli alla recita di Natale. Johnny Rotten rispose con smorfie e sogghigni, mentre Steve Jones lo guardò come si guarda una mosca particolarmente fastidiosa. Il momento cult arrivò quando Grundy, con la finezza di un elefante in una cristalleria, provò spudoratamente a flirtare con Siouxsie. A quel punto Jones esplose in una serie di improperi che lo fecero somigliare ad ultras ad una riunione del club del tè. La cosa più divertente? Grundy che, non contento, lo provocò a dire qualcosa di ancora più oltraggioso. Perché lo fece? Il risultato è considerato storia: la trasmissione venne chiusa, Grundy fu esiliato in qualche sperduta TV locale del Lancashire, e il punk divenne improvvisamente l’argomento principale nelle case degli inglesi, tra tazze di tè rovesciate e piccoli monocoli caduti dallo shock. Poco tempo dopo i Sex Pistols sconvolsero l’Inghilterra e rivoluzionarono il mondo del rock con il loro punk abrasivo e senza mezze misure.
Mentre guardo e riguardo questo filmato, non posso fare a meno di notare come, paradossalmente, oggi tutto questo risulterebbe ancora più scandaloso. In un’epoca in cui sui social network veniamo spesso censurati se scriviamo “c***o”, in cui ogni parola viene passata al setaccio del politicamente corretto, e dove un’opinione fuori dal coro scatena tempeste di indignazione, i Sex Pistols sarebbero probabilmente bannati ancora prima di aprire bocca.
Il perbenismo moderno, mascherato da sensibilità sociale, ha creato una sorta di gabbia dorata dove la trasgressione vera e genuina, quella che fa riflettere e crescere, non trova più spazio. Oggi i Sex Pistols dovrebbero probabilmente chiedere scusa per aver usato un linguaggio non inclusivo, per aver traumatizzato il pubblico sensibile e per non aver rispettato le policy della community.
E forse è proprio questo il punto: mentre allora lo scandalo era autentico, quasi necessario, oggi viviamo in un’epoca di trasgressioni controllate, artefatte. Una volta il punk faceva paura perché era vero. Oggi fa paura perché ci ricorda quanto siamo diventati finti.
Teniamocelo stretto, questo pezzo di storia. Come monito per ricordarci che la vera trasgressione non chiede il permesso, non si scusa, non ha paura delle conseguenze ma soprattutto, come promemoria che quasi cinquant’anni fa si poteva far tremare l’establishment senza dover prima accettare i cookies.