“Second Helping”: il leggendario secondo album dei Lynyrd Skynyrd da sempre in cuffia

Copertina dell'album "Second Helping" dei Lynyrd Skynyrd. Una riflessione all'interno del blogEra una sera qualunque, stanco dopo una lunga giornata particolarmente complicata. Cercavo qualcosa per staccare la spina e mi ritrovai a scrollare la libreria di Tidal in cerca d’ispirazione. Fu allora che tornai ad imbattermi in “Second Helping”, il leggendario secondo album dei Lynyrd Skynyrd. Ispirato, premetti play e le prime note di “Sweet Home Alabama” riempirono il mio Headset.

Immediatamente tornai ad essere catapultato in un’altra dimensione, lontana anni luce dalle preoccupazioni quotidiane e dall’ansia da lockdown. La voce di Ronnie Van Zant, le chitarre di Allen Collins e Gary Rossington, il basso di Leon Wilkeson, le tastiere di Billy Powell e la slide guitar di Ed King mi travolsero come un’onda d’urto sonora, spazzando via lo stress e ricaricandomi di energia pura.

Ascoltando brani immortali come “The Ballad of Curtis Loew”, “Don’t Ask Me No Questions” e “Call Me The Breeze”, mi ritrovai a sognare un viaggio on the road attraverso gli Stati Uniti, anche se l’unica strada che potevo percorrere era quella virtuale di Google Maps. La musica dei Lynyrd Skynyrd era un antidoto alla claustrofobia delle mura domestiche, una finestra spalancata su spazi aperti e libertà.

Nonostante siano passati quasi 50 anni dalla sua uscita, “Second Helping” suonava ancora incredibilmente attuale. I temi affrontati dalla band – la lotta per emergere, le contraddizioni del sogno americano, il desiderio di riscatto – erano più universali che mai in un’epoca segnata da disuguaglianze crescenti e incertezza sul futuro.

In un momento storico in cui la musica spesso sembra ridotta a un prodotto usa e getta, riscoprire la potenza e l’autenticità di un album come “Second Helping” è stata una boccata d’ossigeno. Un modo per riconnettersi con le radici più pure del rock e per ritrovare quella scintilla di passione e verità che a volte sembra mancare nella scena musicale contemporanea.

Chiudendo Tidal dopo l’ascolto, mi sentivo rigenerato e pronto ad affrontare nuove sfide. Perché in fondo è questo il potere della grande musica: darci la carica per andare avanti, anche quando il mondo là fuori sembra impazzito. E pochi lo sanno fare bene come i Lynyrd Skynyrd con “Second Helping”.