Era una fredda sera d’aprile del 1980. In un pub dell’East End di Londra, cinque giovani musicisti brindavano al loro futuro. Steve Harris, Paul Di’Anno, Dave Murray, Dennis Stratton e Clive Burr: gli Iron Maiden. “Domani il nostro album sarà nei negozi,” disse Steve, stringendo il suo basso. Paul alzò la pinta: “Al futuro del metal!” Fuori, la Londra di Margaret Thatcher raccontava una storia di cambiamento e frustrazione. Manifesti elettorali sbiaditi pendevano dai muri, gruppi di giovani disoccupati vagavano per le strade ma dentro quel pub, stava per nascere la storia del metal. Il loro album di debutto, un mix esplosivo di punk e prog, era pronto a conquistare il mondo. “Ricordate ‘Phantom of the Opera’?” chiese Dave. “Giorni e giorni di pura follia,” rispose Steve, sorridendo al ricordo delle sessioni di registrazione. “Will Malone pensava fossimo pazzi,” aggiunse Dennis, riferendosi al produttore. Clive fece tintinnare le sue bacchette contro il bicchiere: “Ma abbiamo dimostrato che avevamo ragione.” Ripercorsero il loro viaggio, dai club fumosi allo studio di registrazione. Non immaginavano che “Prowler” e “Iron Maiden” sarebbero diventati inni generazionali. All’alba, uscendo dal pub, trovarono una fila di fan davanti al negozio di dischi. Il nuovo decennio era iniziato, e con esso l’era degli Iron Maiden. Quel giorno, il 14 aprile 1980, “Iron Maiden” arrivò nei negozi.
Un album grezzo, potente, che catturava l’essenza di una band destinata alla leggenda. Mentre la Gran Bretagna affrontava cambiamenti politici ed economici, gli Iron Maiden offrivano una fuga attraverso il loro immaginario dark e fantastico. Brani come “Transylvania” evocavano mondi misteriosi, lontani dalla dura realtà quotidiana. Non sapevano ancora che avrebbero dominato la scena metal globale per decenni. Ma in quelle nove tracce c’era già il ruggito di una band immortale. Nel 1980, quando il punk era ancora abrasivo e il prog continuava la sua evoluzione, gli Iron Maiden avevano trovato la loro voce unica. Il mondo del metal non sarebbe più stato lo stesso. Quarant’anni dopo, quell’album rimane una testimonianza vibrante di un’epoca di cambiamenti, e il punto di partenza di una leggenda del metal che ad oggi ha legioni e legioni di fedeli fan in tutto il pianeta.
La ricostruzione della band all’interno del pub insieme ai loro dialoghi è frutto di affettuosa immaginazione. Non sappiamo con certezza come sia andata ma gli elementi che compongono il racconto (date, formazione, periodo storico) sono reali.